Ultima modifica: 30 Dicembre 2019

Enrico Calamai

Enrico Calamai è nato a Roma il 24 giugno 1945.

Dopo aver finito gli studi in Economia e Commercio, intraprende una carriera diplomatica. Nel 1972 va a Buenos Aires, Argentina, per la missione al servizio del Ministero degli Affari Esteri in qualità di vice console. L’anno successivo in Cile, quando salì al potere il generale Pinochet, riuscì a salvare 412 persone italiane. Nel 1976 Calamai riuscì a salvare nuovamente circa 300 persone, sia emigrati sia coloro che non avevano il passaporto italiano. Creò una rete di protezione e accolse in Consolato e in casa sua molti perseguitati e diede loro documenti falsi per andare via dall’Argentina. Però poi capì che era molto pericoloso e decise, grazie all’aiuto di Giangiacomo Foà, inviato del Corriere della Sera, e il sindacalista Filippo di Benedetto, di cercare di far uscire dall’Argentina le notizie su questa dittatura.“Non era un lavoro semplice – ricorda – perché la dittatura militare aveva spie ovunque, bastava un semplice sospetto e si spariva senza fare più ritorno”.

Si adopera anche per avere notizie sui desaparacidos fino a quando, nel 1977 viene richiamato a Roma. È lo stesso Calamai ad ammettere di non aver avuto, in seguito, una carriera molto brillante, di esser stato mandato in Nepal e poi in Afganistan, e appena possibile in pensione.

 

Il 10 dicembre 2004 ha ricevuto la Cruz dell’Orden del Libertador San Martin, per essersi battuto in difesa dei diritti umani nel periodo della dittatura. In seguito ha contribuito a fondare il Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani ed è l’autore del libro “Niente asilo politico”.

Il 3 maggio 2019 fu nominato cittadino onorario di Giaveno e oggi vive in Argentina.

         

 

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